Mai come ora, e mai così tutti insieme, stiamo uscendo da una condizione difficile. Alcuni ci sono ancora dentro, per alcuni è stato facile, per altri meno, ma tutti, nessuno escluso, per uscire da una situazione difficile abbiamo bisogno di assimilare ciò che stiamo vivendo, grazie anche al sostegno delle nostre relazioni certe.
Da qualche anno il concetto di resilienza è stato ripreso nella psicologia ma anche nel linguaggio comune, e ora più che mai lo vedremo messo in pratica nella vita personale, ma anche nella sfera professionale.
“La resilienza in famiglia” di Anna Oliverio Ferraris
La resilienza, il tema ripreso dall’articolo di Anna Oliverio Ferraris sul n.186 di Mind il mensile di psicologia e neuroscienze edito da Le Scienze, è ciò che una volta veniva chiamata forza d’animo, ovvero la capacità di riprendersi da un trauma, che può essere una malattia, un lutto, un periodo di forte stress, o in generale un cambiamento drastico della nostra vita.
Anna Oliverio Ferraris è psicologa, psicoterapeuta e scrittrice organizza e partecipa a seminari, corsi, conferenze, incontri con insegnanti, genitori e alunni delle scuole. E’ stata ordinario di Psicologia dello sviluppo presso l’Università di Roma “Sapienza” dal 1980 al 2010, ha diretto e collaborato con diverse riviste di psicologia e ha scritto numerosi volumi sulla materia.
Quello che la psicologa Anna Oliverio Ferraris vuole sottolineare nell’articolo, e che troviamo interessante da rielaborare, è che la resilienza è una qualità che non investe solo gli individui singolarmente ma concerne anche i gruppi e dunque anche la famiglia.
La famiglia in pandemia
Il periodo di pandemia che abbiamo vissuto, e da cui non siamo ancora completamente usciti, ha messo a dura prova le famiglie, che oltre ad essere isolate e recluse in casa, alcune sono state colpite da lutti e malattie e tutte si sono viste stravolte da nuove abitudini quotidiane e da nuovi modi di relazionarsi anche con i propri familiari.
Una piccola comunità che ha dovuto farsi forza e sostenersi da sola e dove ogni componente ha vissuto le difficoltà in maniera diversa. Infatti, se la resilienza è un processo di mentalizzazione, non tutti sviluppano le risorse necessarie con la stessa velocità e la stessa intensità.
Può succedere che gli adulti siano meno capaci di elaborare un dolore rispetto ai giovani che in situazioni di emergenza sono più pronti ad accantonare rivalità e incomprensioni per il bene della famiglia.
I tutti i casi la famiglia è più o meno pronta agli ostacoli perché i genitori, in maniera quasi naturale, preparano i figli inculcando in loro principi e direttive che a distanza di tempo risultano efficaci di fronte ai cambiamenti.
Il potere delle relazioni
In un processo di cambiamento gli aspetti che, secondo la psicologa Anna Oliverio Ferraris, risultano più rilevanti sono speranza, protezione e mentalizzazione. “Credere di poter uscire dal dramma è fondamentale per poter prendere delle iniziative”; e se anche le difficoltà ci fanno perdere la speranza, di solito più si è abituati a fronteggiare le difficoltà, più si è pronti ad affrontarne di nuove. E come ogni sentimento ed emozione, anche la speranza risulta contagiosa e quindi aumenta se condivisa, in un influenza reciproca che unisce e crea solidarietà.
Dare coraggio ai bambini
Accanto alla speranza che si alimenta della speranza altrui c’è “il sentimento di sicurezza che si alimenta della protezione degli altri” ; il potere del conforto, dell’aiuto e dell’incoraggiamento.
Se l’obiettivo è quello di mentalizzare, ovvero di elaborare a livello psicologico un evento, speranza e sicurezza sono solo il primo passo. Il supporto delle relazioni aiuta a dare senso al nostro sentire e agire in un processo cognitivo fondamentale.
I bambini hanno bisogno di essere incoraggiati a pensare, ad elaborare emozioni e sentimenti, perché altrimenti rischiano di essere abbandonati a loro stessi e dunque incapaci di elaborare pensieri e dare un senso al loro comportamento.