Oggi il compito dei genitori e degli educatori è estremamente complesso.
L’educazione è un tema centrale della vita. In particolare, l’educazione dei bambini diventa l’asso portante dello sviluppo cognitivo.
Il concetto di “autoeducazione” del bambino
Riflettere sui principi che regolano ogni forma di educazione è molto importante, perché ciò significa non lasciare al caso la più grande eredità che possiamo trasmettere agli uomini e alle donne del domani.
Tra questi sicuramente il tema delle punizioni riveste un ruolo importante.
E’ utile partire dal concetto di “autoeducazione” del bambino avendo come obiettivo quello di riuscire a responsabilizzarlo su un’azione sbagliata compiuta senza l’utilizzo di un vero e proprio rimprovero.
Secondo questo principio il bambino deve essere messo in condizioni di “apprendere in autonomia” il comportamento corretto, comprendendo le motivazioni in base alle quali è necessario fare o non fare determinate azioni.
Come gestire un’azione sbagliata
La prima cosa utile di fronte ad un bambino che ha commesso un errore è mantenere la calma: parlare e spiegare il motivo di un comportamento sbagliato saranno alla base di un atteggiamento positivo.
Si tratta di un metodo che richiede forte partecipazione dell’adulto, che sia esso genitore o educatore, che svolge un ruolo importante nell’indirizzare il bambino non attraverso premi e punizioni, bensì ragionando sulle conseguenze che derivano dalle azioni compiute.
Facciamo un esempio
Preferiamo: “se raccogli i giochi avrai tempo anche di guardare la tv” piuttosto che: “se non raccogli i giochi ti metto in punizione”.
Con le punizioni non si ottiene un comportamento positivo poiché le stesse provocano nel bambino un senso di mortificazione che non lo aiuta a crescere e a responsabilizzarsi.
Quando il bambino manifesta atteggiamenti non adeguati è bene che l’adulto intervenga per indirizzarlo verso il giusto comportamento senza collegare mai un castigo ad una attività.
Come gestire un’azione giusta
Utilizzare i “premi” per gestire un’azione giusta potrebbe invece trasmettere al bambino un comportamento positivo senza però mostrargli il motivo per cui quella determinata azione è considerata giusta.
In tal caso si potrebbe avere un effetto dannoso sui bambini con il rischio che faccia le cose solo perché in cambio otterranno un premio.
Le azioni devono essere valorizzate agli occhi del bambino facendo capire il perché di un errore o di un comportamento positivo. Questo serve per migliore la coscienza del bambino verso ciò che è bene fare poiché il bambino non ha la consapevolezza che una determinata azione possa essere giusta o sbagliata.
Proviamo ad educare senza umiliare
Oggi la parola “punizione” viene sostituita con la parola “riflessione”.
Quando parliamo di riflessione non bisogna intendere la “ sedia della riflessione” ormai molto diffusa in moltissime scuole e famiglie: prendere un bambino e farlo sedere su una sedia a riflettere per cinque minuti è a tutti gli effetti una punizione.
Secondo alcuni questa tecnica servirebbe a far recuperare la calma. In realtà il bambino posto in isolamento forzato accresce la propria rabbia e il proprio sentimento di frustrazione perché si sente non capito, non ascoltato e rifiutato. Con questo stato d’animo non recupererà la calma e si sentirà anche additato come monello o sbagliato.
Una buona alternativa è invece sedersi affianco a lui, aspettare che si calmi, parlare per capire cosa è accaduto, e per tirar fuori sentimenti ed emozioni.
Stargli accanto, comprenderlo, facendogli capire dove ha sbagliato, tranquillizzarlo e indirizzarlo verso il giusto e corretto comportamento è il vero modo per riflettere.
I bambini non conoscono il significato della parola riflessione. La strada giusta è dunque condividere con lui anche questi momenti di sconforto, accompagnare e accogliere senza mai giudicare e abbandonare.
Questo approccio ci permette di andare oltre la singola azione del bambino, perché molto spesso alcuni comportamenti celano motivazioni più profonde.
Per esempio: alcuni bambini quando si arrabbiano manifestano i loro disagi attraverso comportamenti provocatori e sfidanti. Altri bambini portano dentro la sofferenza di sentirsi poco capiti e ascoltati e, di conseguenza, agiscono nell’unico modo in cui sanno che riceveranno attenzioni, anche se sono attenzioni negative, come essere sgridati o puniti.
E’ invece utile e costruttivo un approccio creativo basato sulla personalità e sull’obiettivo educativo che si vuole raggiungere.
Educare alle conseguenze
Educare con le conseguenze è di grande aiuto per i bambini per acquisire fiducia e sviluppare l’autostima. I bambini ben stimolati svolgono compiti giusti secondo la loro età, e questo rafforza la comunicazione e la cooperazione in famiglia.
Ecco perché non sono utili né i sistemi di “punizione”, tantomeno i “premi” per corretti comportamenti.
I genitori e figli sono parte della stessa squadra: insieme proseguono in un cammino di crescita e di benessere.