Il mese di ottobre ha aperto la nuovissima programmazione delle attività che Pennamagenta riserva a grandi e bambini all’interno della struttura: una serie di appuntamenti che seguono un unico tema e lo approfondiscono da tanti punti di vista.
Questo mese di ottobre è dedicato a “Mente corpo e alimentazione” dunque al cibo come strumento di comunicazione e buone abitudini alimentari.
Il cibo come strumento di comunicazione
Il cibo è il primo vero dialogo tra genitore e figlio.
Questo può essere fonte di soddisfazione e di piacere nel bambino, ma allo stesso modo origine di molte preoccupazioni negli adulti.
Il bambino molto spesso utilizza il cibo come strumento comunicativo, per inviare segnali che il genitore deve essere in grado di riconoscere e interpretare.
A un comportamento oppositivo rispetto al cibo da parte del bambino si può innescare una reazione di paura, senso di colpa e ossessività da parte del genitore, proprio perché attraverso il cibo si instaura uno stato relazionale e affettivo tra genitore e bambino che talvolta può essere inadeguato, o semplicemente mal gestito.
Ci si riferisce agli inseguimenti per la casa con forchette che sembrano aeroplani portamerci (dove la merce è composta da pezzetti di cotoletta fredda o peggio quel che rimane di buonissime pennette al sugo), ma anche alla pasta verde e i teatrini vari che si intavolano per alienare i bambini dalla realtà e confonderli a tal punto da riuscire il più delle volte a nutrirli. Ultimo, ma non certo per importanza, l’uso dei dispositivi digitali per distrarre completamente il bambino dal momento del cibo e riuscire così a portare il pasto a compimento.
Il cibo e le buone abitudini alimentari.
Le buone abitudini alimentari sono alla base dello sviluppo psicofisico dei bambini, ma anche degli adulti.
L’alimentazione ha un’importanza primaria e molto forte nello sviluppo del bambino perché è un momento di incontro e confronto dove entra in gioco la sensorialità e l’educazione al fine di costruire uno stile alimentare sano e sereno che serve per la vita.
Le buone abitudini migliorano la qualità della nostra vita e riguardano il corpo ma anche la mente: ecco perché è bene riconoscere i tempi e le preferenze dei bambini, senza ansie e forzature.
Seguire la crescita del bambino avendo fiducia nelle sue capacità, lasciandolo libero di sperimentare e di assaggiare, di toccare e odorare è la forma più bella di educazione e rispetto nei confronti dei più piccoli. Ogni bambino ha il suo tempo ma tutti i bambini raggiungono dei tempi i cui possono fare le cose: mangiare da soli,liberarsi dal pannolino o aiutare i genitori nelle faccende domestiche.
Le riflessioni della Dott.ssa Cristina Minotti.
Psicologa dello sviluppo e dell’educazione e Tutor dell’apprendimento.
“Il rapporto tra l’essere umano e il cibo non si esaurisce nella lineare azione del nutrirsi visto come canale essenziale per sopravvivere e crescere. Quando noi ci ritroviamo a tavola, anche con i nostri bambini, e ci rapportiamo con le pietanze stiamo dando vita anche a fattori culturali, affettivi e relazionali. Spesso non ce ne accorgiamo e tendiamo a vivere il pranzo e la cena come momenti immersi nella nostra routine, tendenzialmente neutri. Pensiamo che l’importante sia MANGIARE…TUTTO! In realtà, l’azione di cibarsi è molto più complessa e si spinge oltre la sfera nutrizionale.
Perché cibo e affetto sono collegati?
Parte tutto dai primi momenti di vita del neonato, quando la sua relazione con la madre è fusionale. Nel momento dell’allattamento il bambino vive lo sfamarsi come un atto d’amore assoluto che si concretizza tra le braccia della mamma. Questo momento intenso lo ritroviamo anche nel caso in cui si faccia uso del biberon: il neonato è fuso con la madre che lo accoglie trasmettendogli amore attraverso il latte. Il bambino non prende semplicemente il latte, bensì si immerge nell’odore della mamma e si fa avvolgere dal suo battito cardiaco e dalle sue carezze. È un’esperienza potente che va oltre la suzione.
Emerge, dunque, uno stretto legame tra nutrizione e dimensione affettiva che si evidenzia anche negli anni successivi trasformandosi via via che si diventa adulti.
Attraverso il cibo possiamo fare esperienza della qualità dei rapporti familiari, del piacere dello stare insieme, delle regole sociali e dell’autonomia. Proprio così, a tavola si cresce, non solo di altezza e di peso, ma anche come persona in termini di valori, fiducia e atteggiamenti!”
La dott. Cristina è Psicologa dello sviluppo e dell’educazione e Tutor dell’apprendimento.
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Siamo nell’era della condivisione, dunque condividiamo!
“Siamo come mangiamo” è il titolo dell’incontro con i genitori tenuto nel mese di ottobre dove questa volta abbiamo invitato insieme alla psicologa Liberata Parisi, anche la nutrizionista Lorella Schicchitano e la dott. Caterina Riillo che tiene da Pennamagenta il lab speciale di Psicomotricità.
Un momento molto sentito dove i genitori si aprono e si confrontano per migliorare le dinamiche familiari e portare la loro esperienza al servizio degli altri. L’incontro voleva sottolineare l’importanza del momento del pasto come un momento da vivere e condividere tutti insieme, quando è possibile.
I bambini assorbono quello che vedono e questo vale anche a casa, dove ci vedranno spuntare fagiolini o sbucciare patate, cuocere e infornare. Impareranno così quello che possono fare e quello che non devono assolutamente fare senza di voi. Impareranno a tenere in mano una forchetta e ad una certa età ad aiutarsi con il coltello. Impareranno a vivere serenamente e con consapevolezza.
E a proposito di consapevolezza, durante questo mese di attività con grandi e piccoli abbiamo scoperto una cosa molto importante: i bambini ignorano tante cose. Non conoscono molti prodotti e non conoscono molti sapori. Questo dipende sicuramente dalla mancanza di tempo dei genitori che per forza di cose non hanno, e quindi non danno, molte alternative ai bambini per cercare di differenziare i pasti.
I bambini da Pennamagenta hanno fatto merenda con i cetrioli, con le carote e volevano addirittura assaggiare la melanzana cruda. Questo per dire che i bambini sono curiosi e si mettono in gioco se li facciamo giocare, se diamo loro la possibilità di sperimentare con fiducia. Solo così saranno educati alla vita.