I litigi tra bambini sono molto frequenti, sia nelle strutture educative che in famiglia tra fratelli.
E’ naturale, fisiologico e sano che i bambini litigano. Possono litigare per un gioco conteso, per la ricerca di attenzioni, per un dispetto, e per tantissime altre cose che a noi adulti possono sembrare apparentemente insignificanti.
Il litigio come occasione di crescita
Il litigio è un confronto che non deve essere temuto, perché esso, se gestito nella maniera corretta, può trasformarsi in una preziosa occasione di crescita cognitiva, emotiva e sociale, grazie alla quale i bambini possono apprendere competenze relazionali che non sono acquisibili nel rapporto con l’adulto, in quanto tra pari si attivano dinamiche che non fanno parte della relazione adulto-bambino.
I litigi tra bambini si esauriscono nel giro di pochi minuti. Per questo motivo è forse più corretto parlare di “bisticci” più che di veri e propri conflitti.
Ovviamente negli scontri tra bambini è presente molta fisicità, perché non dispongono di capacità cognitive e linguistiche adatte alla gestione verbale della situazione.
Cosa fare quando i bambini litigano?
Di fronte a queste normali manifestazioni è utile che i genitori e gli educatori non si facciano prendere dall’ansia di arbitrare il litigio stabilendo torti o ragioni. Bisogna uscire dalla logica del “chi ha iniziato” o “chi ce l’aveva prima” per aiutare i bambini ad apprendere corrette modalità di gestione.
Si tratta quindi di facilitare la comunicazione affinché i bambini trovino da soli le soluzioni. Bisogna evitare di intervenire, bensì scegliere di prendere tempo per osservare la dinamica e verificare se i bambini riescono a risolvere da soli.
Naturalmente se i bambini sono troppo piccoli e ancora non parlano, sarà l’educatore a farsi traduttore dell’accaduto, descrivendo i fatti e aiutandoli a capire le intenzioni altrui.
Qual è il ruolo dell’adulto?
L’adulto deve essere neutrale.
Non deve porsi come colui che decide le soluzioni ma deve lasciare fare ai bambini, rispettando ciò che emerge da loro, anche se non ci sembra “giusto”.
L’adulto deve evitare di cercare il colpevole, di giudicare, ma deve porsi solo come facilitatore in modo che i bambini imparino un modo per comunicare e diventare autonomi nel gestire i loro contrasti.